Le All Blacks son tornate. E sono in gran forma. MariaBenedicta Chigbolu (52”6 dai blocchi), Ayomide Folorunso (51”31), Raphaela Lukudo (51”34) e Libania Grenot (52”38), nell’ordine di frazione e con rilevamenti cronometrici forniti dalle federazione europea, entrano nella finale della 4×400 con il miglior tempo delle batterie, un 3’27”63 che vale anche quale primato nazionale stagionale. Le 4 ragazze così, dopo il clamore suscitato a fine giugno col successo ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona, stasera, col mirino puntato sul podio, potranno tornare a far parlare di sé non solo per questioni etniche.
La Nazionale fatta per un terzo da atleti di colore. Il caso Desalu: mollato lo storico allenatore Contini.
Le azzurre, non possono non essere considerate da medaglia. E se Chigbolu, Folorunso e Grenot, nei giorni scorsi, sulla pista dell’Olympiastadion, si erano già viste in azione (con alterne fortune), miss Lukudo era all’esordio. Ed è apparsa carica. Dovranno in particolare vedersela con la Gran Bretagna (ieri battuta), la Francia e la Polonia.
MariaBenedicta e Ayomide hanno genitori nigeriani, la stessa Raphaela sudanesi, Libania è nata e cresciuta a Cuba: sono il meraviglioso emblema della nuova Italia e, soprattutto, dell’Italia dell’atletica. Di una Nazionale, quella di Berlino, composta per circa un terzo (28 atleti su 89, pari al 31.5%) da ragazzi e ragazze con origini straniere. Azzurri perché nati in Italia o in Italia arrivati molto presto al seguito dei genitori, oppure per matrimonio o, al limite, oriundi. Diverse delle migliori prestazioni di questi giorni sono arrivate proprio da loro.
A cominciare dalle medaglie di bronzo di Yeman Crippa (nei 10.000) e di Yoghi Chiappinelli (nei 3000 siepi), i gemelli diversi nati in Etiopia e adottati all’età di sette anni, per finire con il risultato tecnico azzurro più significativo della prima parte di rassegna, il 20”13 con relativo sesto posto nei 200 di Fausto Desalu.
Il quale, ieri ha anche rivelato che da circa tre settimane ha rotto col suo storico allenatore, Gian Giacomo Contini. «Non avrebbe scommesso un centesimo su questo mio risultato – sostiene il cremonese di Casalmaggiore, ora secondo nella lista tricolore all-time della specialità alle spalle di Pietro Mennea – è bravo, mi ha portato fino all’Olimpiade, ma è poco ambizioso. Con lui non avrei compiuto un ulteriore salto di qualità. Se ho fatto quel che ho fatto è anche perché volevo dimostrargli che valgo più di quel che lui pensa».