Al via i pagamenti dell’Assegno di inclusione tra non poche criticità

Inps

Da oggi al via i pagamenti di 287mila Assegni di inclusione, la nuova misura di sostegno economico ai fini dell’inclusione sociale e professionale, che dal 1° gennaio 2024 sostituisce il Reddito di Cittadinanza. La sua erogazione prevede dei requisiti di varia natura, economici, di residenza/cittadinanza, di composizione del nucleo familiare, ed è legata alla condizione di aderire a un percorso personalizzato di attivazione sociale e lavorativa.

I primi dati sulla nuova misura.

Delle 446.256 domande, presentate per accedere alla nuova misura varata dal governo Meloni, 12.222 necessitano di un supplemento di istruttoria, mentre 117.461 domande sono state respinte per mancanza di requisiti. Le prime 287.704 domande, che hanno superato positivamente la fase istruttoria andranno in pagamento il 26 gennaio 2024 con un importo medio di 645,84 euro. Tra le principali cause risultano: esito negativo sopra soglia su Dsu, superamento delle soglie di reddito, omessa dichiarazione dell’attività lavorativa”.

A chi spetta l’assegno di inclusione.

L’Assegno di Inclusione, introdotto dal Decreto Lavoro 48/2023 (poi convertito nella Legge 85 del 3 luglio 2023), è entrato in vigore dal 1° gennaio 2024 in sostituzione del Reddito di Cittadinanza. Potranno beneficiarne solo i richiedenti che fanno parte di nuclei familiari al cui interno siano presenti determinati soggetti (ad esempio persone disabiliminori, ecc) e ovviamente bisognerà tener conto anche dell’ISEE familiare. E’ previsto che il nucleo familiare del richiedente debba avere un Isee di valore non superiore a 9.360 euro oppure un valore del reddito familiare inferiore a una soglia di 6.000 euro annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza Adi.

Numerose criticità evidenziano i sindacati.

In base a quanto sostiene il direttore del patronato Inca Cgil di Catanzaro, Luigi Vitale, molte domande sono bloccate, visto che le indicazioni del ministero non sono chiare, tanto che i servizi sociali non stanno rilasciando le necessarie certificazioni. La presa in carico dei servizi sociosanitari deve precedere la domanda. Niente presa in carico, niente certificazione, niente Assegno di inclusione (Adi). Nessuna delle domande per l’Assegno compare ancora sulla piattaforma per la Gestione dei Patti per l’inclusione sociale (GePi) dei comuni. A Catanzaro è stato presentato ieri un progetto di legge per istituire un “reddito di dignità regionale“. Il consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti che ha lanciato l’iniziativa, ha sottolineato che si tratta di una risposta all’emergenza sociale determinata dall’eliminazione del reddito di cittadinanza, soprattutto in Calabria dove circa 10.000 persone rischiano di restare privi di qualsiasi tutela.

Le procedure si complicano.

Hanno scritto i segretari nazionali di Fp Cgil, Tatiana Cazzaniga e Michele Vannini, alla ministra Calderone, a quello della Salute, Orazio Schillaci, e della Giustizia, Carlo Nordio, ribadendo che ogni giorno raccolgono segnalazioni che trasudano rabbia e frustrazione da parte del personale pubblico coinvolto, quali servizi sociali, sanitari, sociosanitari pubblici, compreso il settore della giustizia, che denunciano da un lato un aumento drammatico del carico di lavoro e dall’altro l’assoluta mancanza di valorizzazione e rafforzamento del personale stesso. Più le procedure si complicano e più aumentano le difficoltà per il personale, meno saranno le persone fragili che riusciranno ad ottenere un sostegno.

Divergenti opinioni sulla nuova misura.

Nel suo intervento in aula Meloni ha confermato l’intenzione del governo di superare una misura che sbagliata, attraverso l’introduzione di due misure sostitutive, quella dell’assegno di inclusione, per garantire tutela ai nuclei familiari, attivo dal primo gennaio 2024, la seconda misura è il supporto per la formazione e il lavoro, destinato agli occupabili. Secondo la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi il governo, colpevolizza le vittime anziché preoccuparsi di prendersene cura e, soprattutto, anziché rimuovere le cause di diseguaglianze e povertà. Di diverso avviso Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, che si è detto soddisfatto dell’abolizione del Reddito di Cittadinanza e di quelli che sono i primi risultati tangibili. Per Lupi il vero sostegno e la vera dignità si trovano nel lavoro, non nell’elemosina di un’assistenzialismo.

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