Oggi si è svolta la cerimonia di commemorazione di questa immane tragedia che ancora tocca le coscienze, presieduta anche dal Capo dello Stato, in visita anche al cimitero monumentale di Fortogna, dove riposano le 1910 vittime della catastrofe, dove ha deposto una corona in ricordo delle vittime. Nel piazzale davanti alla diga, nel comune di Erto e Casso, sono stati pronunciati i discorsi commemorativi.
La tragedia del Vajont, un disastro che ancora tocca le coscienze!
Il disastro del Vajont fu dovuto a una serie di cause, tra cui l’innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza di 700 metri, le abbondanti piogge e svariate negligenze, accertate da un’inchiesta successiva. La sera del 9 ottobre 1963 una frana crollò dalle pendici del monte Toc e precipitò nel sottostante invaso del Vajont. Si sollevarono tre onde gigantesche, di cui una di oltre 250 m in altezza il coronamento della diga e in parte risalì il versante opposto distruggendo i centri abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, e l’acqua si riversò violentissima anche nella valle del Piave, distruggendo il paese di Longarone e i comuni limitrofi. Le vittime furono 1.910, che oggi il presidente Mattarella ha voluto commemorare.
L’uomo non deve divenire nemico della natura!
Il Capo dello Stato ha ricordato che alla base della tragedia ci sono le “pesanti responsabilità umane”, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, prima che avvenisse il disastro, che all’epoca fu paragonato a quello determinato dallo spostamento d’aria derivante dall’esplosione di un ordigno nucleare. Per Mattarella l’interazione dell’uomo con la natura è parte dell’evoluzione perché l’uomo è parte della natura, ma non deve diventare suo nemico. Ha rimarcato nel suo discorso il Capo dello Stato: “Non si tratta di un tema di esclusivo carattere ecologico…Si tratta di saper porre attenzione e governare, con lungimiranza, gli squilibri che interpellano, mettendo in discussione, l’umanità stessa“.