Oggi il Pontefice nell’Angelus ha parlato della nostra credibilità come cristiani e come persone, di quanto dobbiamo sforzarci di agire seguendo nei fatti ciò che noi predichiamo a parole. Dobbiamo cercare di praticare quello che predichiamo, non mostrarci impeccabili all’esterno, ma occupandoci della nostra vita interiore, fatta di sincerità e trasparenza. Il Pontefice ha rimarcato due aspetti, la distanza tra il dire e il fare e il primato dell’esteriore sull’interiore. Riguardo al primo, sottolinea che alle guide religiose del popolo d’Israele, che pretendono di insegnare la Parola di Dio e di essere rispettati come autorità del Tempio, predicano una cosa, ma poi ne vivono un’altra.
No alla doppiezza nei comportamenti.
A scribi e farisei Gesù contesta la doppiezza, ossia il fatto di predicare una cosa ed di applicarne un’altra. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente, si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Gesù denuncia questi comportamenti, di coloro che si compiacciono degli onori con atteggiamento superbo, e basato solo sull’apparenza. Il Pontefice ha rimarcato che noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia.
Essere testimoni credibili per essere maestri autorevoli.
In particolare, coloro che sono chiamati a rivestire un ruolo di responsabilità devono evitare la doppiezza, la distanza tra il dire ed il fare, per dare agli altri l’esempio ed essere credibili nella testimonianza. Tutti noi sperimentiamo, per la nostra fragilità, una certa distanza tra il dire e il fare; ma un’altra cosa, invece, è avere il cuore doppio, vivere con un piede in due scarpe senza farcene un problema. Specialmente quando siamo chiamati a rivestire un ruolo di responsabilità, ricordiamoci questo: no alla doppiezza! Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili.
Prendiamoci cura della nostra vita interiore.
Il secondo aspetto è il primato dell’esteriore sull’interiore. Costoro sono solo preoccupati d salvare la faccia e le apparenze, nascondendo quello che veramente pensano e sentono. Chiediamoci se anche noi riusciamo ad applicare concretamente ciò che predichiamo, e siamo preoccupati solo di mostrarci impeccabili all’esterno, oppure ci prendiamo cura della nostra vita interiore.
Un nuovo appello per la pace.
Conclusa la recita dell’Angelus il pensiero del Papa è andato al Medio Oriente, alla grave situazione in Palestina e in Israele dove tantissime persone hanno perso la vita. L’appello incessante di Papa Francesco è quello di fermare il conflitto, in cui sono coinvolti tra l’altro migliaia di bambini innocenti. Il Papa ha poi espresso vicinanza alle popolazioni del Nepal colpite da un terremoto ed alle popolazioni duramente segnate dalle alluvioni in Italia e in altri paesi.