Papa Francesco oggi ha tenuto l’Angelus domenicale in Piazza San Pietro, in cui ha commentato il Vangelo di Matteo, in cui farisei ed erodiani cercano di tendere una trappola a Gesù. Gli domandano, per metterlo in difficoltà, se sia lecito pagare o meno il tributo a Cesare. Allora Gesù dice loro di rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Una frase usata da tutti noi nel linguaggio quotidiano, ma a cui viene a volte attribuito un significato sbagliato.
Cosa significare dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio!
Molti hanno letto in questa esortazione un invito di Gesù a tenere la fede dalla vita politica, mentre non è così. Gesù ci vuole invitare a riconoscere a Cesare, ossia alla politica ed alla vita istituzionale la sua importanza, ed a Dio il suo ruolo. Dobbiamo essere dei cittadini responsabili che contribuiscono alla società, impegnandosi per il bene comune, ma consapevoli che tutto appartiene al Signore. Parole che vanno capite correttamente, non vanno fraintese, come se la fede non avesse nulla a che fare con la vita concreta, con le sfide della società, con la giustizia sociale, con la politica e così via. Quello che Gesù ci vuol dire è che a Cesare e a Dio va data la giusta importanza: dobbiamo rispettare la politica e le istituzioni. Dobbiamo restituire alla società quanto ci offre attraverso il nostro contributo di cittadini responsabili, avendo attenzione a quanto ci viene affidato, promuovendo il diritto e la giustizia nel mondo del lavoro.
A Dio appartiene l’uomo e tutto il mondo!
Allo stesso tempo, però, Gesù afferma la realtà fondamentale: che a Dio appartiene l’uomo, tutto l’uomo e ogni essere umano. noi e l’intero mondo apparteniamo a Dio. Chiediamoci in chiusura di questa giornata di preghiera quale immagine portiamo nel cuore, se ci ricordiamo di appartenere a Dio o ci lasciamo plasmare dalle logiche del mondo, e facciamo dei soldi, della politica e del lavoro i nostri idoli. Ogni persona porta in sé L’immagine quella di Dio, e pertanto è a Lui che ognuno è debitore della propria della propria vita.
Un invito ed una preghiera per la pace!
Al termine dell’Angelus di oggi il Pontefice ha continuato a pregare per la pace. La guerra è sempre una sconfitta, una distruzione della fraternità umana. Il Papa deve invoca la pace anche in Israele e alla Palestina. Il pensiero di Francesco va alla “grave situazione umanitaria a Gaza” così come alla violenza che negli ultimi giorni ha toccato anche i luoghi cristiani. Il pontefice ha rinnovato l’appello affinché si aprano degli spazi, si continuano a far arrivare gli aiuti umanitari e si liberino gli ostaggi. Il Papa ha anche ricordato in chiusura, che il 27 ottobre 2023 si terrà una giornata digiuno, di preghiera e penitenza, ed alle ore 18.00 in San Pietro si vivrà un’ora di preghiera per implorare la pace nel mondo.