Il significato dell’essere discepoli e della vocazione cristiana nel messaggio di Papa Francesco

Nell'Angelus di oggi il Pontefice è tornato sul significato dell'essere discepoli. Quali sono le regole del discepolo e del buon evangelizzatore?

Papa Francesco

Nell’omelia di oggi il Pontefice ha colto l’occasione per tornare a parlare del significato più profondo dell’essere discepoli, partendo dall’incontro con i primi discepoli. Il Signore non vuole fare proseliti, o “followers” superficiali. Il Signore vuole intorno a sè persone, che si lascino interpellare dalla sua parola. Inoltre, per i discepoli stare con Gesù rappresenta la cosa più importante. Tre sono i requisiti necessari per chi vuol seguire Gesù. Bisogna cercarlo ed avere un cuore aperto, non sazio o appagato. Occorre poi stare con Lui, e da questo deriva poi l’annuncio che è desiderio di condividere con altri il dono ricevuto. Il pontefice ha spiegato nell’Angelus odierno che il desiderio dei discepoli era quello di incontrare il Messia, di stare con lui e di poterlo ascoltare.

La voglia di condividere con gli altri la gioia dell’incontro con Gesù.

Rimanere con Gesù è la cosa più importante per chi vuol seguire il Signore. La fede, insomma, non è una teoria, no, ma è un incontro, è andare a vedere dove abita il Signore e dimorare con Lui. Papa Francesco ci ha parlato anche dell’importanza dell’evangelizzazione, che nasce dalla gioia dell’incontro con Gesù e dalla viglia di condividere l’incontro. La gioia dell’incontro con il Signore per i discepoli è così forte che vogliono subito comunicare la loro esperienza agli altri. Papa Francesco ci ha invitato tutti a cogliere oggi l’occasione per chiederci se anche noi cerchiamo il Signore, se sappiamo stare con Gesù nella preghiera, se siamo ancora discepoli innamorati di Gesù, se lo cerchiamo ancora o se ci siamo accomodati in una fede fatta di abitudini, se dimoriamo con lui nella preghiera, sappiamo stare in silenzio con lui, e se sentiamo la necessità di condividere di annunciare la bellezza dell’incontro con Gesù.

Il concetto di vocazione cristiana nelle parole di Papa Francesco.

Il Papa in tante occasioni ha parlato del concetto di evangelizzazione e di vocazione cristiana, che riguarda sia coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, sia le persone consacrate, sia ciascun fedele laico. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all’interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. Dobbiamo essere consapevoli che l’essere apostoli riguarda ogni cristiano, e che siamo chiamati ad essere apostoli in una Chiesa che nel Credo professiamo come apostolica.

Il discepolo annuncia il messaggio di Cristo.

L’evangelizzazione appartiene alla vocazione cristiana e trova la sua ragion d’essere nel sacramento del Battesimo e della Cresima. Il discepolo, chiamato ad annunciare il Vangelo, si presenta al mondo con lo stile stesso di Gesù. Il messaggio che egli annuncia non è suo e pertanto va donato integralmente senza aggiunte o omissioni; è da portare ad ogni persona perché nessuno è escluso dalla salvezza e deve essere accompagnato dalla testimonianza della vita perché solo così sarà credibile. Il discepolo di Cristo annuncia il Vangelo, perché è un inviato e in quanto tale porta un messaggio che non è suo, ma che gli è stato affidato e del quale dovrà rendere conto. Il discepolo, nelle situazioni critiche, pericolose e aggressive per la propria vita, sa di potere contare non sulle proprie sicurezze o risorse umane o capacità dialettiche, ma nella vicinanza del Maestro, nella Sua protezione, nel Suo aiuto, nella Sua amicizia, nella Sua presenza.

Tutti siamo chiamati alla missione di evangelizzazione.

Sulla passione di evangelizzare il Pontefice ha chiarito cosa voglia dire oggi l’essere discepoli: sacerdoti, consacrati e laici hanno compiti diversi ma una chiamata comune alla missione. Tutti siamo cristiani a servizio degli altri. Chi è più importante nella Chiesa, la suora, la persona comune, il bambino, il vescovo? Tutti siamo uguali, e quando una delle parti si crede più importante degli altri e alza il naso così, sbaglia. Quella non è la vocazione di Gesù. La vocazione che Gesù dà è il servizio: servire gli altri, umiliarti. Dobbiamo ripensare a tanti aspetti delle nostre relazioni, che sono decisive per l’evangelizzazione. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che con le nostre parole possiamo ledere la dignità delle persone, rovinando così le relazioni dentro la Chiesa.

Saper essere al servizio di Dio e dei nostri fratelli.

Mentre cerchiamo di dialogare con il mondo, sappiamo anche dialogare tra noi credenti? Sappiamo ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro, ed essere al servizio degli altri? Questo è servire, questo è essere cristiani, questo è essere apostoli. Dobbiamo verificare il modo in cui viviamo la nostra vocazione battesimale, il nostro modo di essere apostoli in una Chiesa che è apostolica, che è al servizio degli altri. La gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire sé stesso al servizio di Dio e del prossimo.

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