Magistrati, introdotti dal Cdm i test psicoattitudinali. Le rimostranze dell’Anm

L'Anm commenta così: "Si vuole creare una suggestione nell'opinione pubblica: questi magistrati hanno bisogno di un controllo psichico".

Tribunale di giustizia

Il via libera all’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso alla professione di magistrato è stato dato dal Consiglio dei ministri. Si adotteranno per i bandi pubblicati a partire dal 2026 e sarà il Csm a nominare i professori universitari in materie psicologiche che costituiranno la commissione giudicatrice. Tale nomina avverrà su indicazione del Consiglio universitario nazionale, organo indipendente dell’università.

I test alla base del colloquio psicoattitudinale!

Il colloquio psicoattitudinale si svolgerà nel corso della prova orale e coloro che avranno superato la prova scritta, prima dell’orale, riceveranno dei test scritti individuati dal Csm, sul tipo di quelli usati per quelli che vengono somministrati agli agenti di polizia. Questi test costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale. I test psicoattitudinali, come abbiamo già detto, si adotteranno per i bandi pubblicati a partire dal 2026, dunque non per i concorsi già banditi.

Le perplessità sollevate da Santalucia, presidente dell’Anm!

A fronte di tutto ciò il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha dichiarato su La7 al programma ‘Otto e mezzo’: “Più che una sciagura, è una norma simbolo, lo scopo era creare una suggestione nell’opinione pubblica: questi magistrati hanno bisogno di un controllo psichico. Temiamo l’arbitrarietà di giudizio. Chi stabilisce qual è la personalità adatta per fare il magistrato? Nessuna prova è più complessa della prova scritta. Siamo controllati come magistrati, ci sono diciotto mesi di tirocinio con controlli puntuali”. E ancora: “Sullo sciopero, ne parleremo di nuovo, siamo tutti uniti”.

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